VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Raffaele Piazza
Nota biobibliografica

   
Raffaele Piazza è presente in Poetry Wave con gli ebooks

 Quinta stagione
Il sognio di Nausicaa
Paesaggio bianco
Diari di Alessia

Quest'ultimo titolo è comprensivo delle precedenti raccolte:
Sul bordo della rosa

Da lei a Internet 
Frammenti dall’esilio
Pervasivo giardino
Campo di gioco


Nota biobibliografica

 

Vive e lavora a Napoli presso l’Università Federico II come tecnico elaborazione dati. Secondo lavoro Collaboratore esterno a Il Mattino alla cultura. Collabora e ha collaborato con numerosi settimanali, mensili, quotidiani. E’ poeta e critico letterario. Ha pubblicato Luoghi visibili (Amadeus, 1993, finalista al premio Lerici Golfo dei Poeti 1994), La  sete della favola, Amadeus, 1994 e Sul bordo della rosa, Finalista al Gozzano 1998 e Selezionato al Camaiore 2000. E’ redattore di Poetry Wave Vico Acitillo 124 www.vicoacitillo.net. e ha pubblicato poesie su Anterem, Tam Tam, Galleria, , Arenaria, Portofranco, Tracce, Punto di vista, (Punto di vista Pietraserena) Clessidra, Hebenon, Letteratura e tradizione, Lo scorpione letterario, Poiesis, Lunarionuovo, Tracce, Hyria,  Origini ,Mito, Schema, Arenaria, Erba d’Arno Sinestesie, L’Ozio, L’Ozio artistico letterario, Tratti, Silarus, Keraunia. Gradiva, Graphie, La mosca di Milano, di cui è redattore e su Alla Bottega e su Punto di Vista nell’inserto Pietraserena e on-line Vico Acitillo 124, Tranference e sul blog Erodiade diretto da Erminia Passannanti e su www.lietocolle.it, Pseudolo, Frontiere. Bollettario, Sinestesie, di cui è redattore in scritti di poesia, Segni e sensi e Poiein Il Porto Ritrovato: e Rottanordovest e Altra Musa; è presente in numerose antologie tra cui Melodie della Terra, Crocetti 1998 e Vertenza Sud, 2001 e Napoliverso 2008 e in quelle di Guido Miano Sul numero 33 di Testuale è uscito un saggio sul suo lavoro poetico di Sandro Montalto. E’ inserito nell’antologia sui poeti napoletani La parola negata, curata da Mario M. Gabriele 2004. E’ stato considerato dall’Avis di Roma, poeta scelto campano e i suoi versi, nel 2004 sono stati recitati, nell’ambito delle manifestazioni dell’Avis da Cristina Donadio al Teatro Bellini di Napoli. Ha partecipato al Reading 7 giorni di Versi, Settimana della Poesia nell’Aprile 2006, presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.. E’stato presidente del Premio Periferie 2006 ed presente nell’Antologia Oltre la Pace pubblica da Il Laboratorio di Nola.  Ha pubblicato insieme a  Prisco De Vivo il Menabò Segni e Parole, Nola 2007


NOTE CRITICHE

Con la sua nuova raccolta (Sul bordo della rosa “I Poeti di Amadeus”) Raffaele Piazza 34enne poeta napoletano rivelatosi nel 1993 con l’opera prima Luoghi visibili compie un significativo e importante passo in avanti sul terreno della maturità espressiva: che significa anche padroneggiare la materia che si è scelto di indagare -i sentimenti l’anima delle cose l’amore - con precisione cura e-lo sottolinea pure Plinio Perilli nelle note d'accompagnamento- nitore. Come ha insegnato Mario Luzi le parole corrono più veloci delle cose. Le parole hanno da faticare per conquistarsi uno spazio, una presenza, un senso...

Scrive Raffaele Piazza: “Esistiamo pari agli alberi sempreverdi/rinasciamo ogni giorno nel letto/ del risveglio duale con i sogni da portare in tasca/ con le fotografie: / vedi è tutto sempre uguale.

E così offre una immediata immagine della condizione umana... C’è invece un tono di distaccata lucidità.”
Generoso Picone, Il Mattino 2/8/1998

... Interpretare le trasformazioni, stordire la variazioni delle figure, è scommessa sommersa nella speranza “Con fibre di cielo ti adorno di una veste cerulea nel pensiero/ dopo aver corso il tunnel della notte/ e ora abbiamo passato la frontiera delle fragole ... / tentativo di revisione tra le fitte sbarre dei concetti pigramente addormentati tra l’inconscio prodotto da ciò che l’io pensa e lo sfondo inconscio da cui l’io invece riesce a pensare ... Il limite tra la rottura tra il sogno ed il racconto, tra il desiderio e la materia, fra la delicata espressione amorosa e il duro imbattersi nella concretezza, si riporta in una tradizione verbale intrisa nello stupore  per le apparenze vitali, per la pagina bianca, per il tentativo di sublimazione  verbale per la condensazione di una storia, per la dilatazione descrittiva, per gli infingimenti,per gli inganni, le consolazione e li indugi.
Antonio Spagnolo, La Rosa necessaria - numero 22 dicembre 1998 

Questa tendenza alla costituzione di un idioletto che ah bisogno di un proprio repertorio d'immagini (le fragole, l’albereto, il giardino segreto ... ) tiene a suo modo insieme i diversi usufruendo soprattutto dei regimi della variazione, e dello spostamento, a volte della distorsione. Si consideri il caso seguente tra i più cospicui: e l’azzurro laccato dei cielo di dicembre; chiarissimi mattini d’infinite azzurrità, nel pensiero azzurro rari gli elementi privilegiati e non appartenenti allo standard del parlare comune tra cui emergono gli aggettivi “sanguato” “le sanguate fanciulle”, “Se i sanguati pensieri”. Lo stesso ordine dei discorso caratterizza le immagini più e emblematiche della poesia di Piazza, un universo di solito osservato da un’ interno.
Matteo D'Ambrosio, La Rosa necessaria, 19 marzo 1998

Si nota negli inediti di Raffaele Piazza il raggiungimento di un momento significativo del suo percorso letterario: sono, infatti, poesie che attestano una notevole maturità espressiva, raggiunta dall’autore, sia per la densità dei testi in argomento, che per la fresca e sicura energia dello stile. Alcune di esse, come “Roma” (vedi su Poetry wave Testi di Raffaele Piazza numero 51 –ndr), colgono nel segno e ne costituiscono esemplare testimonianza.
Giampiero Neri
 
Sul bordo della rosa, è la terza raccolta poetica di Raffaele Piazza, quella che, sicuramente, esprime con più maturità ed elasticità, la Weltaschaung del poeta napoletano. La poesia-diario di Piazza racconta in ogni verso, l’esperienza quotidiana con il mondo: i suoi affetti, gli oggetti di casa: (mensole coperte divani, amuleti, conchiglie etc.) ma soprattutto l’esperienza amorosa che trova il suo correlativo oggettivo proprio nei suddetti oggetti.. Tutto è detto, talvolta, con discorsività. Piazza, infatti, cerca di raccontare, narrare, le sue vicende personali utilizzando soprattutto i versi lunghi come endecasillabi che si alternano a versi brevi, scarni come quinari, senari o settenari: è evidente da questo elemento l’influsso di Giuseppe Ungaretti, anche per la coniazione di alcune espressioni del giovane poeta napoletano, tra cui “porto dissepolto”, nella poesia il calendario, che ci riporta alla memoria il poeta di origini lucchesi, le parole della poesia di Piazza si incastonano fluidamente, non generando un puzzle statico da osservare ma un fiume che scorre da sentire, esprimendo continuità con ogni singola parte, all’interno della singola poesia, la notevole fantasia trasfiguratrice del poeta, dà alle parole depurate dalla propria anima, uno sfondo nuovo, soggettivo, esprimendo così una personale e viva reattività, rispetto all’accadere degli eventi, l’uso abbondante di metafore e prosopopee come nel verso della poesia”l’ozio”: “il salice ti vede e legge i libri” danno alla parola un senso poetico o altro dalla pura referenzialità. Piazza esprime le proprie emozioni, pensieri usando un lessico quotidiano (telefono, portineria, santino e manifesti pubblicitari), dove la casa ricca di vita e di sogni è una delle tematiche della raccolta” Sul bordo della rosa”, si evince ad esempio nelle espressioni: tana domestica,, ove la casa è vista come luogo di rifugio sicuro, dalle intemperie e dalle tempestose vicende che avvengono all’esterno e ancora i condomini visti come lunghi platani (platani condominiali). Nella poesia”Viaggio ad Assisi nel pensiero”, Piazza risente l’influsso del crepuscolarismo e neocrepuscolarismo di Giovanni Giudici, per la prosaicità del testo, ma soprattutto per il suo starsene a casa nella propria abitazione, dove il viaggio avviene solo nel sogno e nella realtà concreta,  L’amore è uno dei grandi temi dell’autore napoletano, e lascia proprio ad esso di raccontare ciò come accade nell’ozio letterario che le mura domestiche concedono: una poesia mi dicevi che descrivesse il nostro amore. Questo sentimento però è sempre delicato, tenero e mai irruento ed irrazionale.-“lo spazio scenico si comporrà di un letto/ delle lenzuola biancoinnocenza (gli ambulacri dell’amore). Raffaele Piazza ha visto nella fragola “il frutto dell’amore” con il suo colore rosso ma non vulcanico: è il simbolo della seduzione come dice l’espressione “seduzione di fragola”.  Un amore, quello di Piazza, che è raccontato anche attraverso la memoria. L’amore colora le poesie di tinte rosa pastello, il rapporto con la patner  è sentito come duale e duale, forse, è la parola più presente in tutta la raccolta “rito duale”, “risveglio duale”, “nuova duale visione”…etc . Questa espressione si contrappone al “tempo sanguato” de “gli ambulacri dell’amore”. La solitudine è duale nelle espressioni “le duali solitudini, che si contrappone a quella più significativa per esprimere l’amore:” La storia duale nella camera dell’amore, dove la camera ci riporta alla casa, come luogo degli affetti, o ancora “nel mattino dell’azzurro duale, nella poesia “ti vesto di cielo”  Nella tematica erotica spicca anche un forte cromatismo e il poeta dà rilievo alle possibilità cromatiche dell’amore, del giorno, del pomeriggio, la loro piena vena e fruibilità per il lettore, in tutte le sue possibilità descrittive. Un universo, dunque, che pare essere, quello del Piazza, legato al luogo chiuso dove avviene la vicenda della vita, come nell’altra raccolta “Luoghi visibili”, contenitore, la casa, scatola dalla quale uscire felicemente per poi, ancora di più in uno stato di grazia, farvi ritorno.

Antonio Fabozzi

Caro Raffaele,
Il tuo Sul bordo della rosa è il flusso migratorio di una corrente vitale che identifica il “divino” con la se-ducente vita della materia primordiale e rapinosa che attraversa tutte le cose e le possiede nel gioco gioioso delle forme, a volte velato di leggera malinconia per il breve intervallo di tempo che ci dimora e ci si dona gratuitamente, con-tingentemente e sfuggente a qualsiasi tipo di determinismo; le forme, quelle con-figurazioni miscelate di luce e di ombra, di notte e di giorno, di sole e di luna che si scambiano il nome senza perdere la loro polarità essenziale nello snodarsi di un erranza poetico-quotidiana che il quotidiano, appunto, valorizza e non avvilisce. 

La tua poesia porta il linguaggio all’origine dove essere è avere/vivere (come l’origine storica delle parole attestano alle fonti della loro unica radice “es”) tutte le cose lo stesso “soffio” che si veste ora di fragole e ora di labbra e che fa della bocca e del corpo dell’amata il sapore stesso del rosso frutto. Non c’è analogia (forzo e faccio esplodere i rapporti) che lega le due cose creando il rapporto della somiglianza iconica per strappare le parole alla astrattezza del segno verbale. La fragola e la bocca sono il soffio/anima che si “espande” e distende [vedo Nelle strade d’inverno (ricordando l’estate)] nella materia come il comune se-ducente sapore della vita che tiene legate tutte le cose e che una segreta corrente migratoria interna/esterna, soglia in ebollizione, attraversa in termini di perpetua reversibilità vitale.

Credo che i richiami lessematici e stilemici, che fanno affiorare certa tua memoria poetico-culturale, poco diano alla voce di questa tua lirica “quotidiana” (forse troppo lirica) che, sicuramente, in ogni modo è il rovescio della la spettacolarità vuota d’impegno e di promesse dell’estetizzazione del nostro tempo.

La tua poesia è/ha una “religio” che nessuno poeta può lasciare: nessuno e nessuna cosa, credo, al di è/ha fuori TEXTUM.

P.S.
Dio non può giocare a dadi, diceva Einstein. Ma se il suo modello logico-matematico non fosse stato smentito continuamente da fenomeni ribelli (quali l’indeterminazione o la “creazione/distruzione” continua e imprevedibile del veliero caosmico), credo che avrebbe dovuto fare il “ciabattino” com’ebbe a dire (simpatica battuta, naturalmente) in qualche occasione. Il suo pensiero, tuttavia, secondo me, è permeato di quella stessa poetica religio che amano i poeti e che si portano a spasso per tutta la vita come l’ombra che non lascia mai il corpo.

Antonino Contiliano

 


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