VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Elena Ledda: Mirade



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Xenia


In un'estrema solitudine
di Viola Amarelli


1. In un'estrema solitudine scava buche, tenta tane.
 
2. Le storie deragliano, vanno pei fatti loro, quindi oramai, lascia andare.
 
3. Al riparo. Da cosa. L'ha dimenticato, ammesso l'abbia mai saputo. L'ansia del topo o il  rettile che cova nell'amigdala. Intorno gatti fantasma.
 
4. In un'estrema solitudine molti buchi a volte, non li cura. A volte è la cosa migliore. Si mangia e si lava, c'è tutto. Sciacqua i giorni.
 
5. Finirà. La lagna delle voci. Costa fatica rispondere oggi. Pesano le labbra. Non ha urli. Discorsi.                    Pensieri. E' molto impegnato a respirare.
 
6. Quanti miliardi di persone stanno facendo l'amore? O morendo. Triliardi di larve si stanno agitando anche ora attorno. Sicuro. Un brulichio continuo che neanche vede. Salva una cimice, verde brillante, caduta, chissà come, a pancia sotto.
 
7. In un'estrema solitudine ha bisogno di acqua, aria e d'energia. Il corpo si ribella, ha ragione. A camminare si calma.
 
8. Se ne sono andati quasi tutti. Sono venuti in tanti. Un casino di pezzi di ricambio. Un casino, ha smesso di seguirlo.  Sospira. I tubi si logorano. Stupidi. Stupidamente ha bisogno di sole, come le piante.
 
9. Frullano tortore, buffo. C'è abituato, in qualunque posto prima o dopo c'è sempre un vortice di piume frecciate. Potrebbe significare qualcosa. Non ha alcun senso invece ma ugualmente gli piace. Avesse senso sarebbe un bel senso. Oggi così, basta.
 
10. In un'estrema solitudine abbassa la testa. Cammina, sotto c'è terra scura, grassa. S'attacca l'odore di gas esuberanti, semi. Li beccano i merli, abbassando la testa.
 
11.  Proietta film sugli altri, quelli proiettano su di lui. Zoomate di dettagli, diversi. A grattare resta lo schermo bianco. Per fortuna.
 
12.  Un vecchio si arrabbia, perché le cose non funzionano, incluso il suo corpo. Lo capisce, gli  succede uguale ma non s'arrabbia. Facesse quello che vuole, il corpo. Anche la rabbia. Lui è sparito. Gli resta un vibrato di sangue. La lacca, sbavata dagli operai.
 
13.  In un'estrema solitudine c'è una festa, cibo riscaldato, bevute annacquate. Trillano in molti, trova una sedia. La buona notizia è che il festeggiato è fallito, ma non si può dire.  Si rifiuta di ammetterlo.
 
14.  Pezzi, di carta e metallo. Plastica, i tempi, di rilascio e degrado. E’ abbastanza ridicolo e triste insieme, una volta si usavano conchiglie, si fa finta di mettersi d’accordo. Ne ha un poco, di denaro, averne troppo o niente non va bene. La felicità  dell’equilibrio è  mantenerlo, a riuscirci. Nel dolore.
 
15.  Affanni, continuano a presentarsi. Per fissazione, ci si fissa. Lui si fissa, testardo. Un amico musico cambia ritmo, spartito. Suona altro. Come vengono, gli affanni se ne vanno.
 
16.  In un’estrema solitudine lo splendore, chi può dirlo, a chi. Non c’è davvero nessuno adesso. Neanche dopo,  si figura,  sparite le orecchie, le corde, i velopenduli o meno. Spariti anche alla vista. Le parole sono  palloncini d’aria,  si sgonfiano da sole,  un soffio,  avvolge, o  libera la bestia  acquietata, poverella.
 
 17.  Prepara il pane, qui. E’ semplice, ci vuole solo cura. Ne ha sempre avuta, col pane. L’aveva suo zio, gliel’ha passata. Passare la cura è un’arte. Cancellare un’altra. Non servono  a molto  ma splendono lo stesso. Piove. Saranno felici le rane, probabilmente. Tutto questo pane, al caldo con la crosta rugosa, come suo zio. Lo regala. Mensa dei poveri, in aumento. La ressa accalcata che bracca – se stessa. Mai si trova.
 
18.  Piove. Sorride, con il mondo, è il mondo, tutto, un mare d’acqua è, la fine replica l’inizio.  Tutto va splendidamente bene,   l’ha sempre saputo ora.  Si appanna un chiaroscuro, limpido, pulisce.  In un’estrema solitudine, il balzo, oltre. Compiuto.


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