VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art

Eidola
Sonora
A cura di Emilio Piccolo


Emilio Piccolo
Io lo confesso

   
 
Perché sia la vita ciò che sempre è stato
io lo confesso:

ho veduto lo spirito dell’epoca
screcciare il mondo
l’ho veduto nelle mie insonnie
e nei sorrisi di donne
troppo composte per essere vere
nelle giovinezze dimenticate
o abbandonate non importa dove
nelle parole simili alle parole
dette prima o dopo o mai dette
nei desideri incartapecoriti
come le mani gli occhi e il cervello
che ci portiamo dietro
nelle omelettes di patate e gamberi
nei saloni degli specchi e dei barbieri
l’ho veduto abbaiare come gli umani
o saltare sull’altra faccia della luna
o dentro il verde cupo di una bottiglia
l’ho veduto nelle notti
con la luna e senza luna
e dirmi senza pudore

io sono kathleen la donna del cavaliere
che smarrì nell’onda anche il suo onore

io lo confesso:

non ho nulla da dire o fare o da tacere
ho smesso e dismesso a turno o a caso
donne calzini
e ciò che tocca se tocca quando tocca
ho avuto cose buone per un week-end
e cose buttate via senza assaggiarle
ho sentito parlare di me in luoghi
che non mi appartenevano
io stesso mi sono sempre chiesto
ma che ci faccio qui ma c’ero
qualche volta ho creduto
dalla mia impazienza
di essere dove dovevo
qualche volta mi sono chiesto se ero felice

io lo confesso:

alle 11.45 il pianeta è una mappa
dove Roma è troppo simile alle città che conosco
nei ristoranti si apparecchiano i tavoli
a Montecucco qualcuno parla qualcuno ascolta
qualcuno né parla né ascolta
tutto è lo stesso anche se è sempre diverso
e le 11.45
non sono che quattro numero divisi da un punto

io lo confesso:

io non sono kathleen né il cavaliere
non sono un giullare non sono un poeta
non so che farmene di misteri buffi o seri
di aldilà di aldiqua e di dada
di neri rossi arancioni o color latte
di fo di bertinotti e di jospin
non so se le vacche sono magre oppure pazze
non so se al polo sono mutati anche i licheni
non so se nel tibet ci sono i tibetani
non so se l’età dell’acquario è prossima
non so cosa succederà il terzo venerdì
non so cosa mangerò mercoledì

io lo confesso:

vorrei fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi
vorrei addormentarmi dentro di te
come il nocciolo nella pesca
vorrei dirti parole che nessuno mai ha detto
vorrei scrivere sogni sulla tua pelle
e dentro i tuoi occhi
vorrei scoparti senza mai amarti
e amarti senza mai scopare
vorrei scoparti e amarti e ancora scoparti
e ancora amarti
vorrei che ora e qui un dio ci avesse inventati
vorrei che le tue dita mi carezzassero il naso
vorrei che mi preparassi il té
o un’omelette con le patate
vorrei guardarti mentre mi guardi
vorrei tutti i vorrei che voglio
ma io lo confesso:

non so se questo è amore oppure no
perché sia la vita ciò che sempre è stato
io lo confesso:

ho veduto lo spirito dell’epoca
screcciare il mondo
l’ho veduto nelle mie insonnie
e nei sorrisi di donne
troppo composte per essere vere
nelle giovinezze dimenticate
o abbandonate non importa dove
nelle parole simili alle parole
dette prima o dopo o mai dette
nei desideri incartapecoriti
come le mani gli occhi e il cervello
che ci portiamo dietro
nelle omelettes di patate e gamberi
nei saloni degli specchi e dei barbieri
l’ho veduto abbaiare come gli umani
o saltare sull’altra faccia della luna
o dentro il verde cupo di una bottiglia
l’ho veduto nelle notti
con la luna e senza luna
e dirmi senza pudore

io sono kathleen la donna del cavaliere
che smarrì nell’onda anche il suo onore

io lo confesso:

non ho nulla da dire o fare o da tacere
ho smesso e dismesso a turno o a caso
donne calzini
e ciò che tocca se tocca quando tocca
ho avuto cose buone per un week-end
e cose buttate via senza assaggiarle
ho sentito parlare di me in luoghi
che non mi appartenevano
io stesso mi sono sempre chiesto
ma che ci faccio qui ma c’ero
qualche volta ho creduto
dalla mia impazienza
di essere dove dovevo
qualche volta mi sono chiesto se ero felice

io lo confesso:

alle 11.45 il pianeta è una mappa
dove Roma è troppo simile alle città che conosco
nei ristoranti si apparecchiano i tavoli
a Montecucco qualcuno parla qualcuno ascolta
qualcuno né parla né ascolta
tutto è lo stesso anche se è sempre diverso
e le 11.45
non sono che quattro numero divisi da un punto

io lo confesso:

io non sono kathleen né il cavaliere
non sono un giullare non sono un poeta
non so che farmene di misteri buffi o seri
di aldilà di aldiqua e di dada
di neri rossi arancioni o color latte
di fo di bertinotti e di jospin
non so se le vacche sono magre oppure pazze
non so se al polo sono mutati anche i licheni
non so se nel tibet ci sono i tibetani
non so se l’età dell’acquario è prossima
non so cosa succederà il terzo venerdì
non so cosa mangerò mercoledì

io lo confesso:

vorrei fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi
vorrei addormentarmi dentro di te
come il nocciolo nella pesca
vorrei dirti parole che nessuno mai ha detto
vorrei scrivere sogni sulla tua pelle
e dentro i tuoi occhi
vorrei scoparti senza mai amarti
e amarti senza mai scopare
vorrei scoparti e amarti e ancora scoparti
e ancora amarti
vorrei che ora e qui un dio ci avesse inventati
vorrei che le tue dita mi carezzassero il naso
vorrei che mi preparassi il té
o un’omelette con le patate
vorrei guardarti mentre mi guardi
vorrei tutti i vorrei che voglio
ma io lo confesso:

non so se questo è amore oppure no

Lettura di Enzo Salomone e Ottavio Costa
da Les arrangements, Dedalus, 1998


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