Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Riccardo Duranti: L'affettuosa fantasia
di Antonio Spagnuolo


Si aprono, come frammenti di un discorso la cui tensione converge verso la fantasia,
quelle sequenze per differenti interruzioni, che potrebbero accumularsi verso l’infinito,
interpretando le cifre  a volte della lacerazione, a volte dell’ immanente silenzio,
a volte nella immaginaria sospensione dell’afasia.

“Ecco che torna la sindrome
dell’ultimo birillo:
contratto nelle sue fibre singolari
frenetico scompone
l’inesorabile rotolio
della boccia decisiva

e sempre più vicina…

Sull’orlo dell’impatto
la musica- la musica volubile
degli istanti e dei ritorni misurati-
lo sfuma altrove e lo sottrae
all’incubo preordinato del destino:
si smaglia l’artificio della pista

e rotola la boccia a lungo invano…”  (pag.37)

Il fiato, che prende forma di parola, sembra giocare fra le esperienze della memoria
senza affastellarsi sulla pagina, anche quando il sottile rimando all’arbitrio del pensiero
risulta approccio sensibile verso il monologo,  corporeo contro incorporeo , contrasto
di voci recitanti spinte in contraddittorie inquadrature.

“…Anche all’orecchio frastornato
del poeta ormai
gli echi giusti faticano
a sondare le curve lungo cui
s’orienta luminescente il senso,
almeno
finché l’ultima parola
che gli tocca in sorte
si staglia netta,
oltre che sullo schermo disturbato
del silenzio,
su uno sfondo definitivo
e assai più forte.”  (pag.46)

La realtà quindi è una composizione di immagini, una variegata fantasia che tenta
di uscire dalle dimensioni dell’attuale, della certezza, della consapevolezza, quasi progetto
di materia in seno alla poesia che rifiuta , incondizionatamente la pienezza delle ricostruzioni,
invocando la sua particolare capacità di riproporre le percezioni, le metafore, nella illusione
di una struttura esistenziale.

“Vibra il terreno: istantaneamente
s’aggrappano le radici e il seme
si nasconde mentre si rassegna il fiore
alla vertigine dell’aumento di
pressione e all’ombra che simultanea
cala dall’erpice o dalla ruota
distrattamente assetati
della sua linfa…
Tra noi stabile sereno
rimane il cielo e muto il suolo
quando un invisibile calpestio
lentamente ci spezza qualcosa dentro
e traccia ignara ci rende
d’un terribile sentiero di valanga.” (pag.69)

“Anche la natura a volte rimanda immagini di vuoto – scrive nella prefazione Daniela Attanasio –
e di inesistenza e di nuovo si ripete lo sforzo per rintracciare una regola che organizzi  la visione
del mondo e la riempia di significati. Nella sezione che chiude il libro fondali naturali l’occhio
del poeta trova conforto nell’osservazione del paesaggio e nel mutamento delle stagioni,
in una realtà palpabile che segna tempo e spazio con segmenti definiti, con colori, e dove,
ad occhi aperti, si riscopre la regola semplice della vita.”
Proprio nel silenzio, proprio in una affettuosa fantasia l’opportunità di scoprire i percorsi
che la poesia riesce a reinventare stagione dopo stagione.


Indice recensioni e note critiche
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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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