Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Maria Luisa Spaziani: Poesie (1954-1996)
di Antonio Spagnuolo


Maria Luisa Spaziani, Poesie (1954-1996), Oscar Mondadori, 2000, pagg. 320, L 16.000

“Tu che rastremi in te ogni profondo
della mia mente-cuore,
che fai vergini e chiare le parole
quotidiane, le dracme corrose,
accogli le mie lettere: così
con la zattera è pietosa la riva.

Ti scriverò nei giorni fulgidissimi
e in giorni maledetti,
i giorni del cuore trionfante
e i giorni del cuore zitto
quando striscia e ci inchioda quel sospetto:
tutto è già stato scritto?” (pag. 282)

Un canto soffice e triste ripete quella fragile denudata realtà quotidiana, lungo il margine
della poesia e del frammento, lungo il sanguinante sospetto della mediocrità travestita
da illusione, lungo l’accadere circoscritto e registrato in un mondo, ove forse ogni
esperienza ed ogni palpitazione è già stata scritta.
Maria Luisa precisa nella prefazione : “ Accettare di trarre da sette libri di poesia
un’autoantologia che ne accolga poco più della metà è un tormento sconsigliabile
per un poeta.
i tratta di andare dai tempi della cera vergine a quelli della maturità cosciente, rischiare
di confondere il tono degli eventi remoti con l’aura di storie recenti, livellare agli occhi
del lettore le variazioni stilistiche; la metrica classica che si alterna a modi sperimentali,
i valori ritmofonici del parlato che si snodano su base tonale sul prevalente gioco  di settenari
ed endecasillabi in tutte le variazioni dei loro possibili accenti. Per il poeta il coinvolgimento
è inevitabilmente emotivo mentre risale a tutte le euforie e zone d’ombra lungo
una riconoscibile linea esistenziale, e spietatamente taglia. Ritornare su certi nodi vitali
e scintillanti, dolorosi e sanguinanti, ci ricorda come nessun percorso vissuto possa essere
né escluso né concluso. Beati gli autori di concerti e sinfonie, non legati al loro passato
con situazioni e parole precise.”

“E lui mi aspetterà nell’ipertempo,
sorridente e puntuale, con saluti
e storie che alle, poverette orecchie
dell’arrivata parranno incredibili.

Ma riconoscerà, lui, ciò che gli dico?
in poche note o versi qui raccolgo
i messaggi essenziali. Un altro raggio,
aria diversa glieli tradurrà.” (pag. 298)

Una testimonianza che riguarda la poesia riacquistata all’urgenza del “dire” e “del fare”
poetico, al di là delle figurazioni dell’immaginario e contraddistinta in una realtà storica,
che ha attraversato esattamente metà del secolo scorso, per raggiungere in una ampia
e multicolore esemplificazione la finestra del duemila preziosamente fresca e governabile.
Nessuno degli strumenti del “postmoderno” o dell’ “esaurimento del gioco” riesce
ad intaccare le pagine della Spaziani, la quale, fedele ad un suo personale dettato,
scommette il cortocircuito ritorno-andata-ritorno per aprire la disponibilità oltre il reflusso,
fuori da qualunque malinteso, gioiosamente disposta all’ascolto e alla collaborazione,
dentro i germi della creatività sempre scintillante e rinnovatesi.

“Nell’odore dei fieni c’è il passato
stratigrafato, un Céroli di te.
L’inebriarsi ingenuo, il ricordarlo,
il ricordare che l’ hai ricordato.

Ogni anno il profumo è diverso,
a poco a poco l’olfatto svaniva.
Più eroica la memoria si accaniva,
più forte si aggrappava.

Nell’odore dei fieni ancora transita
Mia madre(e i nostri successivi cuori).
Si trasforma la vita nell’immenso
salone di un museo senza odori.”  (pag. 234)


Indice recensioni e note critiche
La realizzazione informatica della rivista è curata da Dedalus srl
Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


Per informazioni, si prega contattare:
Emilio Piccolo e/o Antonio Spagnuolo