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Recensioni e note critiche
Irenaus Eibl-Eibesfeldt, Etologia umana
di Antonio Spagnuolo



Irenaus Eibl-Eibesfeldt
Etologia umana (le basi biologiche e culturali del comportamento)
Ed. Bollati Boringhieri. 2001, pagg. 554, L. 120.000

Gli studi   e le ricerche che in questi ultimi anni hanno portato ad una perfetta conoscenza della etologia umana vengono qui proposti con una semplicità di linguaggio ed un approfondimento culturale tali da rendere il volume appetibile per tutte le categorie di lettori.

Scorrere ampio e dettagliato, attraverso i secoli, della storia dell’uomo, partendo dalle finalità e dai fondamenti di questa disciplina, che appassiona ormai da tempo gli studiosi, via via ai concetti fondamentali dell’etologia, istinti, ritmi biologici, modelli di riferimento, adattamenti filogenetici  nell’ambito della percezione, diatribe ed occasioni, sacrifici e smarrimenti.

La messa a fuoco è la qualità maggiore di questo libro, nel quale la iconografia si propone in centinaia e centinaia di fotografie, dalla intensità espressiva unica, accompagnando gli scatti ad una ricerca documentale quanto più ampia possibile.

Il materiale proposto risulta di raffinata selezione, con una abbondanza di esemplificazioni degna di un vero e proprio “atlante”.

Informazioni e dettagli che illuminano le differenze dello svolgimento del reale in un contributo alla riflessione storica.

“La percezione umana elabora i dati sensoriali secondo programmi precostituiti. Essa fra l’altro trae conclusioni sulla base di premesse già fornite come programma biologico e in ciò non è dunque imparziale…” (pag.71)

Potremmo indicare il capitolo quarto come il nucleo principale ed essenziale di questo volume: dalle origini della socialità, alle ambivalenze del comportamento umano, dalla famiglia come nucleo di cristallizzazione  della società, al legame di coppia, al corteggiamento, all’amore sessuale. I tabù, l’incesto, il differenziamento sessuale,le alleanze parentali,  gli ordinamenti di rango e di dominio, l’identità di gruppo, tutti paragrafi che illuminano sulla rivisitazione delle varie strategie offerte dalle diverse comunità mondiali, nel gioco e nel rispetto della reciprocità, ove i rituali di scambio di dono sono alla base della società e alla base del commercio.

Gli animali si raggruppano per fini diversi, ma molto spesso il comportamento ostile conduce alla aggressività ed alla guerra. “Aggredi” il vocabolo latino che potremmo tradurre con “avvicinarsi”, nelle sue possibili accezioni di esser più vicino, ma anche di attaccare, sfidare : nel quinto capitolo si incontrano altri interessantissimi paragrafi, dalle teorie dell’aggressività, al controllo sociale del comportamento aggressivo, dalla storia della guerra i tesa come puro conflitto o come possibilità ideologica e psicologica.

La ricerca è ricca di sorprese.

“La comunicazione presuppone una concordanza tra emittente e ricevente, e in questo contesto i concetti di evocatore e di meccanismo scatenante innato possono aiutare a comprendere  alcuni aspetti del comportamento umano di comunicazione - (pag.282)-. Anche noi uomini disponiamo di un repertorio innato di segnali che rappresentano adattamenti filogenetici, e siamo in grado di comprendere una serie di questi segnali ancor prima di aver sviluppato un’esperienza individuale in proposito, dunque sulla base di meccanismi scatenanti innati. I segnali hanno  una grande importanza nel regolare la coesistenza sociale, e fra l’altro dobbiamo a essi la capacità di comprenderci reciprocamente, al di là delle barriere culturali, persino quando non consociamo la lingua degli altri.”

Comunicazione olfattiva, comunicazione tattile, comunicazione visiva con i meravigliosi moduli espressivi del volto e dello sguardo, dalla sorpresa, alla paura, alla collera, alla gioia,  alla tristezza, al disgusto, alla minaccia.
Dal rito alla disciplina.

Infine l’ontogenesi del comportamento, con le varie possibilità o capacità di assorbire gli influssi dell’ambiente, il bagaglio ancestrale, le realtà dei ricordi o la selettività degli umori, sino a scoprire il contributo dell’ontologia allo sviluppo dell’estetica, come studio e rappresentazione del bello.

Se il volume avesse avuto altre pagine io credo che la lettura non avrebbe avuto mai fine.

Comprendere attraverso queste notizie che le fonti dei valori umani sono plurime e pur antiche, che non esiste una soluzione definitiva ai nostri “puzzle” morali e intellettivi, né un modo unico e definitivo (ma perfettibile) di organizzare la società; comprendere che è sempre esistito un concetto di emancipazione in tutti gli esseri viventi del pianeta, dal modo di intendere la libertà ai diritti ad essa intrecciati, alle categorie coerenti della socialità, della speculazione filosofica, della religiosità, ci offre la tensione particolare per ulteriori ricerche e ci apre orizzonti speculativi sempre nuovi, oltre che arricchirci di una conoscenza coerente ed ordinata intorno alla “etologia”.

 
21 luglio 2001
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Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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Otto Anders