VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
I poeti di Otto Anders


Tony Harrison

   
Appezzamenti
Catullo da cortina
Sul fatto di non essere Milton
E va bene, finocchi!
Lezione di poesia
Io, Tarzan

Apprezzamenti


Gli appezzamenti «Scava per la vittoria» abbandonati

hanno aiutato a mettere più bastardi negli orfanotrofi
di altri luoghi, ma molto prima che compissi tredici anni
i veterani li ottennero come campi da bocce.
In Leeds la domanda non era mai chi o quando, ma dove.
I ponti sul melmoso fiume Aire,
dove Jabez Tunnicliffe, per divino amore,
fondò la «Lega della Speranza» nel 1800 e rotti,
il freddo canale che andava a Liverpool
raffreddavano nelle mutandine i caldi umori
prima ancora che scorressero. I cimiteri di Leeds Due
non erano proprio nidi d’amore ma ci si adattava:
attraverso il cappotto bagnato e il giaccone d’inverno
e il golf stropicciato per arrivare a una tetta.
Il nylon carezzato crepitava su natica e inguine
come la radio della nonna bloccata a Hilversum.
E dopo l’amore si trovava un epitaffio
stampato a rovescio sul tuo sedere, roba da ridere.
Giovani, ci abbracciavamo presso il mattatoio
pasticciando con le cerniere, non combinando gran che.
Attraverso i vetri sporchi d’ogni tanto una scintilla
sprizzata sul cemento da qualche zoccolo grattava il buio
e brillava negli occhi verdi. Lo sterco cadeva
sui pavimenti dove le bestie erano ammassate.
Le nuvole di puzzo degli inceneritori facevano soffocare
altre coppie sedute sulla mensola delle bare.
Il polacco che una volta ci sorprese aveva odorato
di peggio ad Auschwitz e a Buchenwald,
disse, e indicò le ciminiere: Carne!
Là tentro ammazzano quel che manciate.
E saltellandoci accanto: Come ti metti in pancia
la carne tegli animala, così il ferme ti mancia.
E come il fostro inno, 11kla Moor Baht 'at.
Quasi mezzanotte e le ciance di quel matto
mi avevano bloccato l’orgasmo, rovinato l’appetito
per la cena, e garantito una notte insonne
in cui mi dimenai frustrato e mi sentii addosso
puzza di voglia, poi fumo, quindi i falò
accesi per la fine della guerra,
V. E. e V. Jay bruciarci come luci, finché vidi
praterie rigogliose per scopare, pascoli,
l’eliso per uno di Leeds, e piansi
la famiglia ancora racchiusa nelle mie palle,
il mio sandwich di manzo e il genocidio.

Traduzione di Massimo Bacigalupo


Catullo da Cortina

Le frontiere mi opprimono...
Voglio vagabondare quanto mi piace...
parlare, anche con poche parole, a tutti.
Evtusenko, 1958

Le tue caviglie grasse, di ballerina mancata,
emergono a sinistra, destra, sinistra. Senza fiato, sosto
e spio le metà sotto la sottana,
quei pallidi dieci centimetri sopra i calzini.
E una vista che fa per me. Non mi va poi tanto
tutto questo gotico e vecchio barocco.
Il berretto di pelliccia prude, sto morendo di freddo.
Ho bisogno di bere qualcosa, stare seduto e fumare.
Pronuncio la mia sola parola della tua lingua: grazie!
Baciamoci. Ridi e piroetti sull’alluce
per indicare Hus che ancora predica, carri armati russi,
li occhi senza pupille di Kafka pieni di neve.

Sbircio indietro il mio segugio. L’ho incontrato di colpo,
in un vicolo cieco, faccia a faccia. Un sorriso,
un cenno, e abbiamo proseguito. Spero se ne sia andato.
Ci denuncerebbe se vedesse la mia mano borghese
accarezzare lo zipper del tuo vestito e passare
le vertebre, le tue labbra di partito aprirsi
contro le mie. Rilassati! Nessuna causa o classe
può rubare il piacere da dentro le cosce.

Astrea! La statua di Stalin, un Santa Claus
di cioccolata, è fatta di tanti pezzi. Scendi! Scendi!
Siamo umani, giovani, vogliosi, stufi di guerre.
Voglio questa bella rossa per amica.
Scendi come una fanciulla di neve dall’aria.
Riempi la nicchia vuota di Crisostomo o Basilio,
scaccia il rigido Nelson da Trafalgar Square.
Senti le masse che gridano: Dea! e i padroni: Cagna!
Vi conosciamo, puttane e Mata Hari straniere.
Son stanco di corpi di pietra, voglio il tuo.

Il suono imbarazzante, noioso, della Sicurezza
rimbomba dentro le cupole spaccate:
Guardarsi, guardarsi da occhi allegri, da proposte di uomo o donna,
guardarsi da caucasico e mongoloide... Soprattutto, ricordare Gerald Brooke.
Oh vedo già le bandiere, quella rossa bianca e blu,
e quella rossa a mezz’asta per una scopata
fra una coppia colta in flagrante come noi due.

Il tuo corpo ingrassato dai farinacei preme
contro il falso orso mentre sbirci
in su grandi santi, il tuo collo di pesca si stira
verso un guerriero della chiesa che getta la lancia d’oro
contro il turco. Un infedele nascosto
è scagliato all’Inferno dall’esercito di Cristo.
Sono stanco. Natasha! Olga! Masha! Vieni nel mio letto
col microfono cammuffato. Lascia i vestiti - la guerra fredda
batte con le fiaccole spente alla nostra porta.

Traduzione di Massimo Bacigalupo



Sul fatto di non essere Milton
per Sergio Vieira e Armando Guebuza (Frelimo)

Letti e gettati alle fiamme, chiamo
questi sedici versi che tornano alle mie radici
il mio Cahier d’un retour au pays natal,
il mio divenire nero quanto basta a star nei miei stivali.

Il balbettio del bisbetico dalla gabbia
della condiscendenza, classe e controclasse,
si ispessisce di suoni in una massa stracciata
di morfemi ludditi che stringono le fila.
Ogni accento d’un ferreo Enoch di Leeds brandito
sprigiona una musica di fucina dalle macchine dell’Arte,
i telai della lingua posseduta fatti a pezzi!

Tre hurrah per il mutismo ingiorioso!

L’articolazione è la lotta di chi balbetta.
Nel silenzio che abbraccia ogni poesia citiamo
Tidd il cospiratore di Cato Street che scrisse:

Signor, Mia Scritura è una Scifezza.

Traduzione di Massimo Bacigalupo


E va bene, finocchi!

E va bene, finocchi! Occuperemo
il vostro feudo marcio, la Poesia.

Masticai la letteratura e sputai le ossa
nel grembo del torpido Daniel Jones,
mollai le iniziali con cui mi avevano redarguito
e usai il mio nome e la mia voce: [uz] [uz] [uz],
misi le preposizioni in fondo alle frasi,
e parlai la lingua che parlavo a casa.
All’inferno l’R.P., all’inferno ti doppiovù.
Sono Tony Harrison e non più tu!

Potete dire ai Correttori di andare all’inferno
(‘ell, non hell), appena sapete
che per Wordsworth matter e water sono rime perfette,
[uz] può essere amoroso, oltre che comico.

La prima volta che sono stato citato dal «Times»
Tony è automaticamente diventato Anthony!

Traduzione di Massimo Bacigalupo


Lezioni di poesia

La sua proboscide sonda l’occhio del mostro al sole.
Il Flambeau, per cui è ambrosia la rugiada salsa
e i nettari succhiati dalle lacrimae del caimano,
sopravvive su secrezioni di sauri nel Peni.

Ho veduto nel Nord Brasile la fritillaria blu
svolgere la molla a orologio della lingua
e, succhiando o leccando, saziarsi
delle delizie evacuate nelle feci.
Il punto interrogativo (si, c’era anche il punto)
cacato caldo sul marciapiede davanti a tutti
da un emaciato sbronzo di liquore di canna
era ambrosia non merda per la delibante blu.

Due lezioni di sopravvivenza perché le parole fini
cerchino il cibo dove non l’hanno mai cercato,
come lepidotteri che si saziano d’uno stronzo
o prosciugano delicatamente il condotto del mostro.

Traduzione di Massimo Bacigalupo


Io, Tarzan

Fuori fischia il segnale della banda, Twelfth Street Rag,
poi un gorgheggio alla Tarzan per il ragazzo annoiato,
che ha la mano sulla liana.., no, ritorna
a Labieno con la spada infuocata.

Via a divertirsi, poi alla friggitoria, tutti i ragazzi,
a donne, al cine... ma sempre, sempre, sempre
il tavolino da gioco pieghevole, la stoffa verde
il De Bello Gallico e il vocabolario.

Ha solo contratto i muscoli della bocca
in un merda! — arrabbiato che non può andare;
abbasso i polisillabi, è contro
tutti i Cesari pallidi, è per Geronimo.

Solleva il lucernaio ghiacciato, grida:

Non posso, cazzo, ho il compito di latino

La sua testa scorporata nell’uscire fuori
pare quel patriarca fottuto di Cicerone.

Traduzione di Massimo Bacigalupo


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