VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Poesie dei giorni pari
  
22 settembre 2001



Mario Lunetta
Chapeau

 
Roma mi guarda col suo occhio strabico,
da un insieme di distanze incalcolabili, di labili
percezioni, di cancellazioni, di nulla: col suo occhio
strabico stracotto ch’è una rosa di stoffa, gialla,
sporca di rossetto, e ora simula una stolta margherita
dello stesso colore tubercolotico, e si lascia
stringere nella notte che cresce tra cielo e cristallo
-superficiale vanità- da un nastro assai poco astrale
di carta plastificata blu, dentro un vasetto Deruta.

Roma fa prove di sopravvivenza nella notte, con funesto
scialo di lampi, donne svampite, squagli
di cioccolata, mutismi da tagliagole. Affonda
nell’onda del suo ombelico di pietra dolce, è un manichino
moltiplicato che mi guarda col suo occhio strabico, cadendo
in una pozzanghera con tutta la sua flotta
sbandata che passa da un ritardo all’altro senza mai
approdare a un castello giusto.

Roma mi fissa in francese, e non mi vede, col suo grande
visage tumefatto: e si sogna in un caffè storicamente
determinato, in un pezzo di Rinascimento postmoderno, indossando
scarpe di coccodrillo miliardarie e reliquie
che le permettono più di un pentimento, di una
lacrima elettronica, un singhiozzo: mentre
con qualche chilo di goffaggine più del necessario
mi muovo, vecchio ippopotamo cieco, e mi congedo
da quasi tutto. Chapeau.


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