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Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Poesie dei giorni dispari
 
7 settembre 2003



Emilio Piccolo
Terrazzo

 
Ti precipitano e frantumano
ma quando - ma dove?

Abbi cura di te, mi ha detto Peter.
C’era affetto nelle sue parole, e una dolcezza
che ho sentito solo dopo che sono tornato a casa.
Abbi cura, mi ha detto. Le cose si fanno da sole,
e da sole se ne vanno. E tu te ne accorgi
solo quando è troppo tardi.
Abbi cura. Perché 60 sigarette al giorno
ti bruciano i polmoni.
E quanto al bere ti dovrebbe bastare
quello che hai bevuto.
E non dormire non è una bella abitudine.
Mi ha detto cose ovvie, lo so.
Non mi ha rimproverato, né chiesto
di copiargli sul computer i suoi post-it.
Ma c’era dell’affetto, perdio, nelle sue parole.
Quando eravamo giovani, siamo stati così crudeli
da pensare di non averne bisogno.
E sciocchi al punto che per amore della vita
ce la siamo quasi persa per strada.
Abbi cura di te, ora mi ripeto.
Ma bevo, fumo come prima
e quanto al dormire è un lusso
da godermi domani.
Però, mi si son chiarite diverse cose.
Uno: non è che ho davanti a me tutti gli anni
che potevo avere venti anni fa
e tra birre, sigarette e insonnia
prima o poi qualcosa accadrà.
Due: scrivere è dopotutto un piacere,
un regalo su cui troppo spesso ho sputato.
Tre: solo come un cane,
ma che belli i cani!
Conclusione: devo togliere la sicura,
prendermi per mano e via.
Il treno da qualche parte, prima o poi,
dovrà pure andare.

Nell’attesa, comunque, è meglio
prendermi cura di me.
Bere e fumare: quanto basta
per stare a mio agio in compagnia,
e dormire, dormire come un morto
per impedire alle cose di deformarsi
appena le tocco.
E rinunciare, se occorre, anche al mio posto
nel paradiso dei perdenti
e smettere di dirmi farò questo, farò quello
per fare solo ciò che è necessario
o che desidero fare.
Essere ora ciò che sarò domani.
Come la mela che alta rosseggia,
alta sul ramo più alto.
E là dolcemente durare,
e ripetermi come una preghiera:
ecco, è la tua vita e non ne avrai altre.


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