VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Roberto Rossi Precerutti

   
1. Come nel folto chiamò
2. Proprio sull’indicibile
3. Fra loro mirabilmente accordati
4. Prima questa mano che stipa
5. Sopra si appunta
6. A portata di voce
7. Per verdissime ombre
8. Non vetri vacanti riguardo
9. Risale la colonna
10. Apertamente, tra le spalle
11. Dal quieto cavo d’ombra
12. Dicono il freddo familiare
13. Lucente e bella fiammeggiava
14. Illusivamente sormonta
15. Questo ti porta radendo
16. Perché s’immerga
17. Stoffe come pura luce
18. Tristi auguri, acque
19. Morde il risveglio: al sommo della scala
20. Fuggirà questa piega d’aria amara
21. Nella dimora celeste beve
22. Non per una chiara tomba che s’apre
23. E’ il dono festeggiato
24. Colano nel sonno avventuroso
25. Quasi senza destarsi, in fondo
26. Sarebbe sulla più fresca ferita
27. Fu nell’aereo posatoio, quando i passi
28. Qui circondato da mura
29. Ancora questa gloriola
30. In affanni finisce



1. Come nel folto chiamò

Come nel folto chiamò
questa garza di luce
il suo larghissimo squillo,
ora sprigiona dal lutto
metallica seta il lampo
freddo dei torso fino
a una pioggia di punte
distesa.

2. Proprio sull’indicibile

Proprio sull’indicibile
tappeto incombe la grazia
alata del passo la nube
silenziosa sciogliendo
il soffio di pendii familiari
dentro calce di piccole ossa.

3. Fra loro mirabilmente accordati

Fra loro mirabilmente accordati
i muri di vetro gli indugi
dell’inverno, porpora o perdute
foglie circondino un collo regale,
passeranno gesti e molto
fuoco nel filo delle notti.
 

4. Prima questa mano che stipa

Prima questa mano che stipa
piume e castighi, un qualche
luogo fa tremare come uno
scorrere senza memoria
se la matura stagione
lo solleva in un ruvido
balsamo.
 

5. Sopra si appunta

Sopra si appunta
come luce divina:
preme docili strumenti
nell’intima selva scova
i più sensibili ami
o qui del suo mezzo fa centro,
mola veloce.

6. A portata di voce

A portata di voce
un coltivato deserto,
dispone sulla giovane bocca
sulle palpebre il giardino
profondo finché il suo
polline celeste spanderà
pigro fiume di luce.
 

7. Per verdissime ombre

Per verdissime ombre
rameggi e densità,
come di chi con forza disperata
doni apparecchia a quest’alito
escluso, detto nell’immobile
luce.

8. Non vetri vacanti riguardo

Non vetri vacanti riguardo
a un oro che agonizza
ma questa gloria spenta
è prescritta nel folto,
voi che gettate una mente
adunata.

9. Risale la colonna

Risale la colonna
il suo orrore fulgente
a una impercettibile vena
nient’altro se esala
la sua grazia formata.

10. Apertamente, tra le spalle

Apertamente, tra le spalle
il grigio soffio dell’aria
la mandorla di luce,
perché possa immergersi
nella sua rossa veste
intorno a un perfetto
splendore ignorato.

11. Dal quieto cavo d’ombra

Dal quieto cavo d’ombra
per celare minuscole torce
o sciogliere il bosco che l’arieggia
farà come un calmo calice chiuso
tutta quella neve, nube
leggera.

12. Dicono il freddo familiare

Dicono il freddo familiare
i chiari colori del lutto
nel bagno di piume:
cantato presagio è la luce,
duplica il gesto s’impiglia
il mormorato volo
prezioso.

13. Lucente e bella fiammeggiava

Lucente e bella fiammeggiava
quella che desta la mia mente.
Oggi, dal pigro gelo si svolge,
esca, nel chiaro mattino
la pazienza dei fianchi lo scatto
delle braccia per l’astro
inevitabile: perché perde
il tuo valore, scacciata vista
sgombra?

14. Illusivamente sormonta

Illusivamente sormonta
l’ardente alveare quell’oro,
adesso un esile raggio sospende
l’immoto bacino:
è gloriosa minaccia
l’indolenza dei corpi, e come
dispone con mani gentili
i frutti vermigli l’interno
fogliame sonoro.

15. Questo ti porta radendo

Questo ti porta radendo
il suolo bianchissimo spasimo:
sono livide carni sterpeti
dove si annusa l’aria della notte.
0, come deriva, impazienti
sfolgorano meno tristi vapori
impareggiabili crolli, fino
alle spente fontane.

16. Perché s’immerga

Perché s’immerga
delizia inaccessibile
regola il moto armonioso
inclinato ventaglio:

ne avrai calma meraviglia
quando il chiaro lampo
lo strugge nel recinto
di un uguale mattino.

17. Stoffe come pura luce

Stoffe come pura luce,
grazia, brividente carne, luce:
si esaurisce la spinta del piede

in un verde abolito a nulla
dischiudere che annunci
tra sfatte nubi sola
una rosa.

18. Tristi auguri, acque

Tristi auguri, acque
luminose, passa un tempo
di fumo rude e nebbia:
ora l’invisibile cenere
lascia la calma palude,
dirai bene imperfetto
occupati sensi.

19. Morde il risveglio: al sommo della scala

Morde il risveglio: al sommo della scala
si scopre l’orizzonte, questa
eccellenza è gloria, cedono
fili tenaci così soavemente
tra le spalle. Lodali,
pesi o sfogliati marmi,
poi nel nido d’ogni altra
bellezza.

20. Fuggirà questa piega d’aria amara

Fuggirà questa piega d’aria amara,
interroga un tiepido marmo
la fronte insensata: molto fuoco
attende il duplice filare, refe
e bacche qui, come pioggia
mischiata a bella neve.

21. Nella dimora celeste beve

Nella dimora celeste beve
l’ombra affatica quell’oro
che allacciano le foglie, ma vano
è ogni allarme: voi, fiori
e foglie e del suo lume in cima
debole volo, formate
come un puro pensare innocente.

22. Non per una chiara tomba che s’apre

Non per una chiara tomba che s’apre
ronza questo azzurro, una secca
selva che stipi le minute stelle,
o avventurosamente racchiude
il tuo felice rumore, sparsa mente
gelata.

23. E’ il dono festeggiato

E’ il dono festeggiato
d’inatteso fulgore:
non disperda sovrana leggiadria
l’estenuato fogliame.

Mi sarebbero incerti
invincibili i cammini
senza quel raccolto tesoro:
dove rifiorisce il piccolo
piede, godi il lume l’oro.

24. Colano nel sonno avventuroso

Colano nel sonno avventuroso
quei deboli richiami o per legarci
passa un’opaca grazia: se i begli occhi
scovano dardi come a formata
battaglia, ancora perderai,
fervida ombra beata?

25. Quasi senza destarsi, in fondo

Quasi senza destarsi, in fondo
a questi greti asciutti spingendo
in alto la linfa, ci accompagna
l’annuvolato giardino: veramente
faremo come una misurata
mattina, è molto per il sangue,
se ancora regge o si colma, qui
precipitata radice.

26. Sarebbe sulla più fresca ferita

Sarebbe sulla più fresca ferita
nello stacco lieve della spalla
vittoriosa: piano risponde rotola
le sue lucide nocche il liquido
splendore dei colori disponendo
quel diurno arredo come ferma
figura o sillaba lunga.

27. Fu nell’aereo posatoio, quando i passi

Fu nell’aereo posatoio, quando i passi
l’aria rinfocolata regalano
dei giorni grandi o si raccoglie
la stagione fra i tiepidi spigoli
se piove un custodito grappolo
una chiusa ghirlanda.

28. Qui circondato da mura

Qui circondato da mura
il depredato giardino dicevi
per avventura la coppa della bocca
la riposta invidiata neve
volgendo luminosa altura
come in tenebre è mutato.

29. Ancora questa gloriola

Ancora questa gloriola
d’incombenti codici e nodi
boschivi intrecci per fare
un bel colpo e molte lingue
movenze attorno, se davvero
vien meno per diffusi rami,
sonni svarierò, muterò angustie,
stridi?
 

30. In affanni finisce

In affanni finisce
la dispersa mattina:
dà quieti segnali il caro
sangue vuole vini di nebbia
e crete sull’affollato concerto
di ossicini e piume a meno
che sciolto un suo soffio
metta lume, eventi.


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