La
voce scopre sempre semplici soste
                  
                  Raspa
spasima annaspa
                  
                  Per
scale di vino
                  
                  Certo
che certo che non so
                  
                  Nelle
eminenze grigie del sonno
                  
                  L'ancoraggio
di un alto raggio
                  
                  Un
dito segnato di rumori
                  
                  Dalle
rovine intravvidi
                  
                  Se
mi muove
                  
                  Varie
                  
                  
                  
                  
                  
                  La
voce scopre sempre semplici soste 
                  
                  La
voce scopre sempre semplici soste
                  salendo
su pertiche di fortuna,
                  
                  scompiglia
la fierezzadell'aria
                  
                  nasconde
misere impurità;
                  
                  e s'impone
la voce come croce
                  
                  prova di
concupiscenze sterili
                  
                  e s'avanza
aulica,
                  
                  scandisce
turbinose verità.
                  
                  Raspa
spasima annaspa
                  
                  Raspa spasima
annaspa
                  
                  fammi i
piedi falciare.
                  
                  Per
scale di vino
                  
                  Per scale
di vino
                  
                              
assenzio,
                  
                  di nevrosi
lunare
                  
                  sghembo
sale
                  
                  l'umido
nervo
                  
                  curvando
in assenza
                  
                  di lei
del cervo
                  
                  le corna
cercando
                  
                  un punto
rotto
                  
                  di acque
e sudori:
                  
                  chh spiegarsi
non sa
                  
                  l'inetta
attitudine
                  
                  ai queruli
fervori.
                  
                  Certo
che certo che non so
                  
                  Certo che
certo che non so
                  
                  quale gesto
erto ti si faccia
                  
                  certo che
sl, ti certifico
                  
                  l'assenza
certa,
                  
                  cetra senza
sono.
                  
                  Nelle
eminenze grigie del sonno
                  
                  Nelle eminenze
grigie del sonno
                  
                  nei solchi
magici slinfossa
                  
                  la preda
di secoli bui
                  
                  per vista
lontana d'altrui
                  
                  segni
burrasche
sui muri
                  
                  insegni
leziose goffaggini
                  
                  ai duri
puri d'umori
                  
                  coi cuori
scaltriti
                  
                  le insegne
alle mani vacanti
                  
                  negli
scalpiti
ossuti le scapole
                  
                  scappano
donne perdenti
                  
                  giallastre
misure di vani
                  
                  tentativi
di morte seduta
                  
                  sul capo
che danza e s'infila
                  
                  denuda
la gamba se nota
                  
                  che l'ugola
incanta
                  
                  la voce
che stridula segue
                  
                  la selce
piegata alle dita.
                  
                  Rinfocolo,
io savio(?), la pelle
                  
                  di tendini
mere stampelle
                  
                  e ingozzo
una scure
                  
                  che scura
s'aggira ingerenza
                  
                  deposta
su palpiti in fiore.
                  
                  L'ancoraggio
di un alto raggio
                  
                  L'ancoraggio
di un alto raggio
                  
                  cascante
da cime semantiche,
                  
                  senza antico
nel corpo
                  
                  ho un morbo,
frate, fraude
                  
                  t'appigli;
sgonfio il dimesso
                  
                  acquitrino
di trine ternarie.
                  
                  Un
dito segnato di rumori
                  
                  Un dito
segnato di rumori,
                  
                  un orecchio
in attesa,
                  
                  un occhio
sbarrato,
                  
                  due
mani:un'unghia
                  
                  in carne.
                  
                  Dalle
rovine intravvidi
                  
                  Dalle rovine
intravvidi
                  
                  serpe
biascicante
                  
                  la mano
di Giove
                  
                  schiacciava.
                  
                  Se
mi muove
                  
                  Se mi muove
                  
                  l'eburneo
furore,
                  
                  m'affogano
i denti
                  
                  in bocca
sciogliendosi
                  
                  lacrime
d'avorio.
                  
                  Varie
                  
                  I
Ho liturgie
d'imberbi apocalissi:
                  
                  fiori
marcescenti,
labbra serrate,
                  
                  retine,
solide mucose
                  
                  fibra mal
sedate.
                  
                  Ho spiriti
e liquori
                  
                  amari e
favori.
                  
                  II
Impiastricciato 
al muro
                  
                  zanzara
semiflessa,
                  
                  scoglio
ripido del cielo.
                  
                  III
L'ombra
rorida
                  
                  albeggia:
                  
                  e chi,
seduto
                  
                  s'una
seggiola
ride
                  
                  ha in sh
viola grida.
                  
                  IV
Tacitamente
sbeffeggiando
                  
godo il
malefizio,
                  
uovo sodo
nella gola;
                  
e la solare
intemperanza stride
                  
con la
tenue marea delle mie coste.