VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Agneta Falk

   
Agog (smanioso)
American pie
Così tante
Davvero
In questa stanza
Montagna tremante
Ottobre
Riflessione globale
Una lunga pausa tortuosa
Yorshire Rap
 

Agog (smanioso)
Per Jack

Ciò che ti accade
è la dispettosa visibilità
della luce oscura

i tuoi occhi sono nei miei palmi
roteando

gioioso, respiro benedetto
mio glorioso cappotto multicolore
che rivolta il mio cuore

lo solleva sull’orlo frastagliato della vita
dove saltella e ride
dalle più intense profondità

il cielo una allodola
nella tua luna

la terra un motivo di speranza
nella tua bocca

o bocca, mirabile bocca
che non si ferma mai

io sono smaniosa nella tua.

American pie

Questa è terra di nessuno
dove non gliene importa un cazzo a nessuno,
qui è dove cazzo fu inventato:
figlio di puttana
fottiti
fotti il tuo vicino.
È qui che il catrame
sta disteso per essere fottuto
da un miliardo di auto
che aspirano tutto il tempo,
dove i muffins stanno uno sull’altro
fino ad arrivare in cielo
e tuttavia non abbastanza
per bastare per tutti,
dove gente raggomitolata
muore dal freddo
fianco a fianco
con il grasso dell’oca
che cola dalle tavole
della sottomissione.

Così tante

dentro la luna
l’intero inferno si sta liberando
questa febbre dell’ultimo millennio
sta spolverando ogni ultima particella

sulle strade tutto
è spalancato fino
alle urla calpestate
o cosa non darei
per un momento di silenzio

se solo riuscissi ad afferrare quell’uccello
nell’angolo, qui, così vicino,
così lontano, aprire con forza la sua altitudine
e sollevare tutti questi
piccoli uomini e donne
dalle loro vite ripiegate

l’uomo che sedeva appoggiato
all’albero accanto a me è appena svanito
ha lasciato indietro il suo sguardo fisso e il cuore
fra le foglie cadute
e non è neanche autunno

il vento riempie d’aria le gambe dei pantaloni

ci sono tante scarpe vuote nel mondo
      così tante

Davvero

La danza è lenta

ma il raduno
delle tribù, la putrefazione
simbiotica si gonfia in gloriose
affermazioni nel nome
del sangue, perpetuando
la catena di memorie
fino al punto in cui spunta
in quella che chiamiamo:
La nostra maschera  per il mondo

l’esclusione di coloro
il cui sangue si sta diluendo
fino al punto
dell’oblio impotente,
sagome isolate
per strada o nei bar,
appoggiate su superfici
che non avanzano pretese,
semi nel vento
che non mettono radici per paura
di essere
radicati.

Li conosci?

Dovresti, perché
potrebbero essere le ombre
sulla tua parete, il gomito
che ti affonda dentro
sul treno dei pendolari,
la ferita invisibile
dalla quale ti affanni
a sfuggire,
il campanello che ti fa alzare
la mattina,
ti fa seguire il tuo programma,
lo spazio vuoto che indugia
nel tuo calendario di impegni,
quello che ti impedisce di fare pause
mentre respiri —

dovresti conoscerli,
giusto in caso ti pizzichino la coda,
ti tirino indietro
in quel buco scuro in cui,
come sai
stanno in agguato, davvero.

In questa stanza

In questa stanza
il deserto fa la guardia
e il fruscio delle foglie
è sempre presente.

La vecchia
che sta nell’angolo
della nostra carne
non giudica,

lei è tutte le donne
che io sono, che sono state prima di me.
Attraverso la loro oscurità
divento luce,

e nel tuo volto
vedo tutti i miei padri,
quello che non ho mai avuto,
il bambino che ho portato dentro
in tutti questi anni,

fratello dell’anima.
 

Montagna tremante
Per una giovane prostituta
 

Lui le dice che la ama
e le batte il cuore
ogni livido che scava
nel suo fondoschiena magro
le tette sviluppate da poco

Sai, lui la ama
lei lo sa
quando cammina
nella buia umida notte
scivolando dentro e fuori le macchine
il suo minuto corpo una slot-machine

Sai, lui la ama,
lei lo sa
mentre la risata della sua infanzia
scompare giù nella gola
al suono dell’ansimare di un cliente.

La trovarono in un fossato
con il fango nei capelli.
Il suo epitaffio recita:
data della morte sconosciuta
luogo della morte sconosciuto

Sai lui l’amava
sai, lei gli credeva.

Ottobre

Tu arrivi danzando attraverso il bosco,
la porta si apre all’ombra della mia pelle,
la tua lingua all’angolo della mia bocca,
le mie aperture si dilatano
mentre mi inginocchio al vento del tuo respiro.

La mia pelle si distende fino ad una pianura di desiderio
dietro le palpebre chiuse
secoli destinati a straripare
girano vorticosamente fino a una lunga, luce tagliente,

il coro di alleluia
di cose bene e male assortite,
la rete di sentieri
che gocciola in un’unica piscina
di carne, un’unica nazione.

Puoi vedermi?
Sono qui nuda e al sicuro.
Eppure c’è un mutamento.
Non è amore. È amore.
Un lento fuoco ardente
acceso in un’umida sera d’ottobre
molto prima della mia nascita, prima di te.

Riflessione globale

Questi borbottii, questi grovigli
il foro nel pane
è la somma totale dell’annientamento.

Dappertutto morti viventi che camminano.

Il gergo di strada è più facile in questi giorni,
c’è poco tempo per riflettere.
Tutto si muove troppo velocedmente per essere colto
in una ragnatela pensante e ciò che comincia
a girare non ha forma. Le merlettaie
hanno smesso di esistere.

L’era delle strette di mano flaccide
guadagna terreno, si infiltra
tiepida e sudaticcia, lo straripamento
del sentimento a caso, del pensiero a caso.

Ciò che passa per affermativo
può essere comprato. È insipido e si confonde
in ogni cosa, è sulla punta della mia lingua
non riesco a dirlo, non perché io non voglia,
ma perché non c’è niente da dire,
assolutamente niente.

Una lunga pausa tortuosa

Questa è una poesia che non contiene
oro, vento, uccelli, farfalle, autunno
primavera o alcun altro sapore di stagione. Né
colori, come nero, rosso, giallo in tutte
le sfumature. Né parole metalliche come spada,
coltello, rame o zinco. Né cieli e tramonti
o chiari di luna che si nascondono e una assoluta
assenza di fiori.

Inoltre, niente legamenti, né occhi tristi
o sopracciglia raffinate, niente seno o fianchi
su cui poggiarsi o denti perlacei da affondare
in carni cremose. Per quanto riguarda politica e filosofia
e le più magiche strutture c’è un vuoto
ed io compaio solo una volta.

Per di più non ci saranno eruzioni marine
o gloriosi orizzonti, nessuna misura infinita
contro l’uomo o la donna, nessun amante che non sa che fare
o verme che si contorce, o tremore nostalgico.
Nessun piccolo morso o fulmini di Dei alieni. E guardatevi
anche dalle Dee. E contro ogni tentativo di sequestro
della speranza ci sarà una lunga pausa tortuosa.

Yorshire Rap

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PIETRA
GHIAIA
ERICA
     TEMPESTA
TEMPO
    HEATHCLIFFE
GRIGIO
    PIOGGIA
BRUGHIERA

  PRENDI UNA TAZZA DI TÈ

Traduzioni di Raffaella Marzano


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