VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Franco Di Carlo

   

 

1. Come mendicanti 

Noi siamo ricchi
Abbiamo dei pensieri
memorie comuni
speranze che addolciscono
il Dolore:
e sembra un prato
ricco di uccelli
pieno di farfalle
Abbiamo pensieri
identici e diversi
vivendo la nostra vita
come mendicanti
tra speranze e sofferenze
Il tuo viso era lontano
ma vibra di infinito
tra sogni e patimenti
Preghiamo uno stesso DIO
PAROLA che mi hai dato
voce della mia fede
Devi sperare e pazientare:
vivi per quello che è,
sempre,
per ciò che noi siamo
e non sappiamo
 

2. La bocca tua 

La bocca tua
ha posato sul labbro mio
il rosso di un tramonto
aspro e allegro naufragio
nel profumo dei pensieri tuoi
Bocca di fanciulla
scrolla via le tue ansie
ambigue incertezze
e
baciami

3. Sono solo con la mia malinconia

Sono solo con la mia malinconia
cose dimesse e così via
È l'ombra fragile e malferma
della penna che scrive
sul foglio bianco,
lentamente,
le linee ambigue e tremolanti
(forse torbide)
della mia esistenza:
l'esistenza di un «poeta laureato»
che vende al miglior offerente
la propria anima
sperduta e rotta
maledettamente rimbaudiana.
o se volete,
rimbaudianamente maledetta
 

4. La felicità è un'astrazione 

La felicità è un'astrazione
reale che si risolve
nel paradosso e nella sua tensione
tragica verso una via tortuosa
e deviante che attraversa una distanza
infinita dove afferri alle spalle
quel paradiso cui devi tornare
un paradiso terrestre e tutto
umano tragicamente intriso
della gioia che desideri.
Un percorso infinito
un viaggio intorno al mondo
dentro la colpa e il peccato.
Vai poeta saltimbanco e marionetta
e cerca una coscienza annullata
senza peso infinita.
Umano eppur paradossale
è il tuo canto di cartapesta
quella passione eccessiva
del tuo linguaggio sentimentale
della tua assurda logica.
Lotta e decifra il mondo
nel tormento del tuo enigmatico
ed arido agonismo e seppur
riuscirai sconfitto la tua parola
darà luce al profondo
in quel luogo in cui s'insinua
la sua segreta e indecifrabile
veggenza...
 

5. Non esiste più la città 

Non esiste più la città
rossa
se non quando la notte
ribolle di stelle gonfiate
d’arancione.
La città è in silenzio.
E dietro a te mi volterò
nei verdi canneti
dalle punte spezzate.
I ricordi saranno
come grida infuocate
suoni fugaci e repressi
smorti nel vento d'ottobre.
Senza inganno
la nostra storia è nobile
e tragica mentre t'affoghi
in ciò che vorresti e non è stato
in una volontaria malinconia
a cui resti attaccata
con fatalisrno e tenacia.
Accompagno i tuoi passi incerti
e t'afferro gli occhi
ombrati e scintillanti.
Indecente e scandalosa
è la mia fantasia
la mia verità inesauribile.
 

6. Il sosia  

La pertinenza acre del sogno
dà durata e respiro di vita
ai labili fantasmi d'una bassa
pianura ondulata e ingobbita
nella dolce agonia della notte.
In quell'aria fresca e fatale
ho incontrato il mio nemico
che da sempre attendevo come un caro
tiranno oscuro e corrotto
orinai in trappola, braccato
da un destino calamitoso d'una
maschera ambigua dal ghigno
abietto segnata d’abulia,
perversamente agnostico
nel suo arbitrario misticismo
(squallido affarismo
senza romanticismo senza
catartiche sublimazioni
pedagogiche).
Era ansioso il suo viso
  orientale
faticoso il suo respiro
    mortale.
Si nascondeva in un tetro fondale
d'acqua fangosa e ancestrale.
Scambiai con lui i miei panni
  (fantasia tragica e metafisica
  visività grottesca e iperreale)
e riconobbi il mio viso, brillante,
fecondo, favoloso, irriverente
ch'eppur aveva un'idea della vita
(un vincitore senza grazia
una vittima senza eroismo
un'empietà senza pietà
irretita dalla sorte)
Non veniva da nessuna parte e non andava
in nessun luogo: viveva in una trama occulta
in un'angosciosa foresta inseguendo una
preda inafferrabile: senza ruoli o qualità,
annichilito e impazzito, dissacrato
e alienato, viveva come un mostro in una tana
profonda lambita da un bosco grigiastro
interrotto da sabbia gialla e da un glauco
mare d'intorno.
   Un sogno a ritroso
Era il mio sosia…
 

7. L’ombra di Argo 

Il sonno è grato alle Muse
come l'innamoramento e il sogno
e il fiore e il fonte e il sasso
che danno nome alle nuvole
in quel cielo plasmato da parole
numinose in cui è sepolto Sisifo
nel suo sepolcro, ove è vissuta
Fedra ardente e disperata. In quel luogo
gli uccelli che vengono dal mare
strappano ancora il cuore a Scilla ingrata.
Là si nasconde lo spirito
d'Agamennone d'orrido sfregiato
e la saga di Teseo increspa
i flutti torbidi d'Argo.
Omero è ormai ritornato
vecchio e buio titano notturno
per rifondare il mondo.

8. La profezia 

Alla parola che muore
sopravviverà l'invenzione del poeta.
Ho fiducia in una poesia alquanto
impura e divagante a cui l'immaginario
preesiste nella paura della storia
e diviene realtà, profeticamente,
con sgomento e angoscia.
Il paradosso di una libertà
senza giustizia: in ciò risiede
il paradosso della parola,
l'omertà poetica
la sua condizione viva
il suo peccato originario.
E Pascal sorride e annuisce
tra Leopardi e Pirandello,
per farmene uscire, per salvarmi
dal baratro della caduta.
La sua orma, ironica e fuggente,
m'avvicina alla morte,
al rischio di vincere
la scommessa.
 

9. Mezzanotte whitmaniana 

È giunto il tuo tempo
nell'ora in cui
getti via tutto
poesia e poeti prediletti
poeti senza nome e senza arte
parole vane e inellabili
e guardi il cielo
e rivedi le stelle immaginate
e ti risvegli dal sonno
scrutandone l'oblìo.
Prosegui, porta a termine l'opera
poeta non corrisposto
si compirà il suo tempo
nell'urlo di una nascita
infinita in un canto
senza voce.
 

10. Ispirata da Campana 

Ti voglio incatenare in un sonetto
perfido e focoso, vertiginoso

e implorarti in un grido lamentoso,
guardarti immobile come un effetto
di sogni infiniti ed invocare te,
superba regina dagli occhi verdi,
mentre a tarda notte d'oro i tuoi sguardi
le pupille accendono dolcemente.
Nel giardino il tuo profumo marino
inasprisce lo spettro del tramonto,
come un veleno tenero e ferino.
Al tuo sguardo fremente e vellutato,
una forma leggera ch'io modello
è il mio verso silente e insaziato.


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