VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Milo De Angelis

   
Nel cuore della trasmissione
La Buona notte
Semifinale
Paoletta
Cartina muta
Donatella
 

Nel cuore della trasmissione

Di sera ti sanguina la bocca
e ti aggiri frenetico
nel cerchio della tua necessità
nel dormitorio senza finestre
mentre interi popoli guardano i bei quadri, tu
rivedi i passi giovanili
con gli occhi sbarrati della fine:
non l'idea reggente, ma quell'immobile
raffica che ti esige fino all'ultimo,
ti chiede l'esatta versione e l'esatto
andare a capo, te lo chiede interamente
mentre ti aggiravi a un centimetro
dai corpi ed eri ciò che resta muto
quando due si lasceranno presto
quanta poca vita rimane in un saluto
tu eri questo.

La Buona notte
a Franco

Arrivammo a piccoli gruppi
in una periferia di autocarri e brina
per dare la parola
alle ossa, alla lieve mussolina,
epopea dei santi e delle bocche
straziate oscuramente, in un silenzio
di altiforni, suoni disadorni del tuo ritmo imprigionato e vivente.
Morire è l'infinito presente
di ciò che non si coniuga, una goccia
sporca sui nostri visi ricomposti
il medesimo stupore che tu fosti vivo tra i vivi in fila indiana, luce
calcinata, stridere
delle lenzuola, l'arcana musica abbreviata nella mente
ritorna all'ora del prodigio, e il cielo
è solo una stesura differente, che non apre
le sue porte. Tu
di nessun bacio, nessuno nei secoli
dei secoli. Tu di qualsiasi morte.

3 dicembre 1994

Semifinale

La Doxa mi chiede per chi voterò. La voce
è di un ragazzo che, dall'altra parte, respira.
Non so quale chiarezza dentro la rovina. Tutto
ritorna qui, confine del luogo. Quel non parlato
di chiodi per terra. Il Professor D'Amato spiegava
un pronome... nemo: nessuno, non nemo: qualcuno
[Nessuno
giungerà oltre le vene, è semplice, ragazzi. Qualcuno
è scomparso o comunque non dà notizie. Il postino
mi consiglia di guardare meglio nella buca,
anche in quelle vicine. Guarderò. Neminem
 excipi diem: per nessun giorno ho fatto eccezione.
[Morire
è dunque perdere anche la morte, infinito
presente, nessun appello, nessuna musica
di una chiamata personale. Oltre le vene che furono rito
e dimora, milligrammo e annuncio, grido infinito
di gioia o di soccorso, nessuno mai
oltre queste vene. E semplice, ragazzi, nessuno.

Paoletta

Il forte silenzio
gettato sul tuo corpo
mi accompagna in questo paesaggio
di metano e di palestre
ecco il golf di lana spessa
sulle braccia vittoriose
della fanciulla campionessa
la cintura nera sul kimono
l'asfalto imbevuto
di peso buio.
Tutto è ancora qui
nelle segrete espansioni nella ginocchiera
che ci siamo scambiati
a fine gara: piove sul Fossati
e l'acqua ci sta accanto, l'acqua vera
del battesimo e del pianto
che spense la prima candelina,
quel polso leggero,
quel prendere netto.
Così finisce, così ci si inchina
colpo di grazia
nel corpo benedetto

Cartina muta
Ora lo sai anche tu
lo sappiamo
mentre siamo per rinascere

Franco Fortini

Entriamo adesso nell'ultima giornata, nella farmacia
dove il suo viso bianco e senza pace non risponde al
[saluto
del metronotte: viso assetato, non posso valicarlo,
è lo stesso che una volta chiamai amore, qui
nella nebbia della Comasina.
Camminiamo ancora verso un vetro. Poi lei
getta in un cestino l'orario e gli occhiali,
si toglie il golf azzurro, me lo porge silenziosa. «Perché fai questo?»
«Perché io sono così», risponde una forma dura della
[voce,
un dolore che assomiglia
solamente a se stesso. «Perche io...
né prendere né lasciare.» Avvengono parole
nel sangue, occhi che urtano contro il neon
gelati, intelligenti e inconsolabili,
mani che disegnano sul vetro l'angelo custode
e l'angelo imparziale, cinque dita strette a un filo,
l'idea reggente del nulla, la gola ancora calda.

«Vita, che non sei soltanto vita e ti mescoli
a molti esseri prima di diventare nostra...
vita, proprio tu vuoi darle
un finale assiderato, proprio qui, dove gli anni
si cercano in un metro d'asfalto...»

Interrompiamo l'antologia
e la supplica del batticuore. Riportiamo esattamente
i fatti e le parole. Questo,
questo mi è possibile. Alle tre del mattino
ci fermammo davanti a un chiosco, chiedemmo
due bicchieri di vino rosso. Volle pagare lei. Poi
mi domandò di accompagnarla a casa, in via Vallazze.
Le parole si capivano e la bocca non era più impastata. «Dove sei stata
per tutta la mia vita...» Milano torna muta
e infinita, scompare insieme a lei, in un luogo buio
e umido che le scioglie anche il nome,
ci sprofonda nel sangue senza musica. Ma diverremo,
insieme diverremo quel pianto
che una poesia non ha potuto dire, ora lo vedi
e lo vedrò anch'io... lo vedremo,
ora lo vedremo... lo vedremo tutti... ora...
…ora che stiamo per rinascere.

Donatella

La danza fiorisce, cancella il tempo e lo ricostruisce
come questo sole invernale sui muri
dell' Arena illumina i gradoni, risveglia insieme agli anni
gli dei di pietra arrugginita. «C'è Donata De Giovanni?
Si allena ancora qui?» «Come no, la Donatella,
la velocista, la sta semper de per lé.»

Mi guardava fisso, con l'antica dolcezza milanese
che trema lievemente, ma sorride. «Eccola, guardi,
nella rete del martello... la prego... parli piano...
con una mano disfa ciò che ha fatto l'altra mano.»
«Chi è costui? Un custode, un'ombra, un indovino...
quali enigmi mi sussurra?» Si avvicinò
a Donata, raccolse una scarpetta a quattro chiodi.
«La tenga lei, signore, si graffia le gambe...
povera Donata... è così bella... Lei l'ha vista...»

«Forse il punto luminoso della pista
si è avvitato a un invisibile spavento, forse
quest'inverno è entrato nella gola insieme al cielo:
era sola, era il ventuno o il ventidue gennaio
e ha deciso di ospitare tutto il gelo»

«O forse, si dice, è successo quando ha perso
il posto all'Oviesse, pare che piangesse
giorno e notte... per non parlare di suo padre...
i dottori che ha chiamato... mezza Milano»

«Io, signore, sbaglierò, le potrà sembrare strano
ma dico a tutti di baciarla, anche se in questo
quartiere è difficile, ci sono le carcasse dell'amore
c'è di tutto dietro le portiere. Sì, di baciarla
come un' orazione nel suo corpo, di baciare
le ginocchia, la miracolosa forza delle ginocchia
quando sfolgora agli ottanta metri, quasi al filo
e così all'improvviso si avvera, come un frutto»

«Lo dica già stasera, in cielo, in terra, dappertutto
lo dica alle persone di avvicinarsi: ne sentiranno
desiderio - è così bella - e capiranno che la luce
non viene dai fari o da una stella, ma dalla corsa
puntata al filo, viene da lei, la Donatella.»