VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Enrico D'Angelo

   
Conversazione
Intima
Vera
La soglia
Iniziatica
Nebbie
Nervi
Congiunzione
Disgiunzione



Conversazione

L'allegro conversare della sera
è un paziente cercarsi che poco aiuta
del vivere i bagliori e la sua mera,
anzi odore di polvere ne fiuta.
Eppure, mentre si spegne la luce,
annuncia un'altra luce la presenza
che, inedita e discreta, in Voi traduce
i moti luminosi di coscienza.
Se poi l'ombra dell'ombra ci seduce
dopo ogni appuntamento coll'amore,
allora appare tutto in piena luce
dai nostri corpi resi anime ancora.
  E allegra chiedete, pur nel peccato,
  se forse un Dio abbiate o un uomo Voi amato.

Intima

A fior di labbra quest'ombra Vi dona
se incerta tremola d'un bel sorriso
che chissà quali ricordi ripone
entro le pieghe d'una gonna lisa;
e il tranquillo cuore che mai minaccia,
o mente che ragiona eppur inclina
verso un sentire dentro che s'affaccia,
mano con mano adesso ci avvicina
proprio lassú dov'Amore immutato
resta, e non cambia colpo dopo colpo
questa mia e Vostra intimità innata
quando pian piano quando in una volta.
  E, accanto a Voi, triste prende tristezza
  nuova chi rinunci ad altra carezza.

Vera

Cercavo qualcosa che vera a sé
mi tenesse congiunto; e la cercavo
in Voi quella qualcosa viva in me
che non fosse una debolezza ignava.
Sí, di certo la cercavo io, non Voi
che amica siete di Voi stessa antica
e lo spazio aperto siete del poi
qual mai capii piú di quanto non dica:
che quando dal cosmo l'ora rintocca
(e giusto nei modi giunge il distacco)
l'impensato suolo l'animo tocca
sino a là dove uno spaziale attracco
  smuova questa terrena finitudine
  sú verso una raggiunta soletudine.
 

La soglia

Appena una mano scosta lo scuro
ecco in agguato ombre sole nel sole
in controluce gettando sul muro
di noi la preghiera che brucia in gola...
tanto che giunge il tempo dell'offesa
(quel venir indecisi sulla soglia
colmi di dubbie colpe ed inarrese)
che inquieta il pregare di sana voglia
in qualche moschea, sinagoga o duomo...
dove il dolersi e lo straniarsi insieme
sono d'un uomo che già sappia l'uomo
di carne non fatto ma d'altro seme,
  sono d'un uomo che già sappia l'uomo
  d'anima non fatto ma d'altro seme.
 

Iniziatica

Troppa e tanto scarsa questa parola
quando da sé esprimere vuole il mondo
interiore o forse ciò che in noi indora
quanto di franto agita nel profondo...
se conversiamo a tratti se ascoltiamo
(tutto fino in fondo sempre di meno)
vicino è il lato umano che richiama
chi al silenzio chi invece alla sua pena...
un'altra maniera c'è un'inversa forma
antica e tuttavia propria al sorriso
che in niente lascia tristi anzi che torna
da un certo viaggio ancora piú decisa
  a forma di gioia ora come allora
  innata in terra centrata sul cuore.
 

Nebbie

Coloro che vivono con se stessi
soli fra i padiglioni della luna
li completa questa luce riflessa
dalle pallide stelle di fortuna…
or inquieto or calmante se n’avanza
un fine autunno di parole e gesti
intatto nei toni delle assonanze
verso ciò che di fatto al suolo resta…
oltre la soglia solo un’altra soglia
che invita e congeda prossima al nulla
come fragile vita d’una foglia
che dal ramo distacca di betulla
  (fra canti spogli e nebbie di stagione)
  in un mondo il suo mondo, e di persona.

Nervi

Quel che avevo l’ho perduto di vero
rendendomi la preghiera nemica
coll’aspro odore della mia vendemmia…
ah, questi miei nervi tesi nel nero
di un’ombra che monta intanto piú antica
fin dentro la notte pura bestemmia…
ah, questi miei nervi tesi di fino
lontano da loro io cerco rifugio:
al pianto acceso un conforto atteso, 
una melodia che piano s’avvicini,
una nostalgia che lasci ogni indugio,
d’un uomo l’illusione non piú offesa…
  cosí viene e va la mia malattia
  e amor non so che sia se non poesia.

Congiunzione

Eppure c’è uno sguardo superiore
quando ti svegli e vedi ancora il sole
oppure la pioggia, e sai che ridere
o piangere ti porterà a vivere
ogni altra fatica… intanto ti muovi
e non sai verso cosa, e non la trovi.
Struggente una disperazione chiama
il tuo nome e cognome, la tua tana,
stringe, costringe a uscir fuori di te
senza un aiuto, l’aiuto del proprio sé;
e assai duole (duole fin dentro te
come una prova) quel che prova il sé
  e non sai fin dove, e cerchi un perché
  e ciò che ti risponde è un non so che.

Disgiunzione

L’uomo che si sa, e non sa, pure saggia
in terra un luogo, uno spazio non vasto
in cui aggirarsi come a casa; viaggia
a cauti passi in ciò che gli è rimasto
forse ancora poche dolci parole…
a volte, quasi, va verso la porta 
desidera lasciare il mondo – solo
che la sua mano lo trattiene forte,
e non sa il perché e non sa fino a quando
resterà senza andare se, ogni tanto,
un fuoco vedrà ardere da due pietre 
con scintille entro una teca di vetro… 
(ma perché a volte come un animale
uguale nel bene uguale nel male?)