VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Domenico Cipriano

   
Chiocciolin@
Tasti sfiorati
Una rosa
Sere al Bar
Varie
 

Chiocciolin@

Sillabando al cellulare il tuo volto
bruni colano riccioli sul collo
ho l’aspetto deriso ripreso più volte

indeciso stravolto nell’attimo in cui
tasti neri si adattano ai versi trascritti.
Tastiera senz’anima riflette il contatto

dei polpastrelli: gioie del tatto vorrei
trasmettere alla tua pelle al viso scontroso
in quest’ora nel letto sicuro col ciglio irato

in lenzuola. Rabbiosa guardami ancora
una volta nelle foto e il tuo orgoglio
Amore dono non ti accorgi se fremo

ansioso in città. Risoluta non vedi: ti chiedo
ancora d’amarmi parole non bastano
voglio i tuoi baci cercati al suono di scuse

sberleffi tremanti nei tasti e la voce. Mi arrendi
coi tuoi voltafaccia mentre t’amo dal cuore
e non scrivo parole.

 

Tasti sfiorati

Reclusi volontari annoiati
nell’involucro di pastafrolla
in pausa dai contatti naturali

senza più cordone ombelicale
per legarci all’aria trasparente
non più fili del telefono

a collegare il sibilo della mente.
Sono onde a surrogare cuori
in tasti sfiorati e polpastrelli

lettere nude simboli di seni
rimpiazzano la voce sussurrata:
nelle parole l’amore sospirato.

 

Una rosa

Rosa sbocciata endovenosa mostri
guance zigomi gialli vellutata a palparti
nel cuore prima e dopo l’amore. Stanca

t’adagi nell’acqua compiaci ricolma
di luce nel viso sospiri minuziosa a cadere.
Rose ne ho viste socchiuse impalpabili

ludiche in tenaglie di spini e sangue
corallo sgocciato nel petto: negli occhi
hai corolla brillante di grani pastosi

fusto caparbio ti regge. Protetta
da foglie mi avvolgi nel sonno: taci
le braccia a capanno non pungi mi baci.


Sere al Bar

Traballa il tavolo ai colpi ossuti
del pugno che stringe orgoglioso
il tre di denari carta padrona tra cesti

colore di spiga: attanaglia soffoca
l’asso arreso e sfinito. Buste inviolate
di patatine si gonfiano al tatto

poi scoppiano sorde nelle mani callose
bruciano labbra nei morsi croccanti
si asciuga la lingua col sale. La birra

dorata perde la schiuma e abbandona
il bicchiere nelle lunghe sorsate
fauci asciutte si imbevono fiere

per tornare presto legnose. Risa
più grasse di pance sedute a riposo
accompagnano ore d’ottobre sbucciato

mi fingo gingillo dei sospiri serali.
L’autunno perenne ci guarda assonnato
continua il gioco rimescola il poco.


Varie

1.

Una retta diretta in un punto
statica vetta di luce rifratta
rigiro il bicchiere di grappa
che somma il piacere di bere
all’inerte, immobile stare.

2.

L’albero si sfoglia
tronco del quaderno
giallo, i rami corti
mutano volto
si rivestono col caldo.
I paesi e i loro orti
di turisti, cariche
le piazze al sole
vuote con la febbre
che scotta settembre.

3.

Temo l’ululato dei cani
che rincorrono la luna
rimbrotti delle nubi brune
fungono lugubri allusioni.
Preme dalla terra calma
secco il vagito del perdono
culla nelle ore il verde grano
l’alito che sovrasta il palmo.
Notti fioche, lampi lesti
e famelica rievocazione
le pietre nude con i resti
tonfi per le orecchie deste
il gridio coperto, il tuono
ci colse all’ombra della festa.

4.

Imperterrito richiamo a sostenerci
dall’ignoto volgere dell’ora
ci offri e togli giorno e giorno
senza dire. Scivolano le case
nei sospiri, sono nuvole a pesare
dentro i cuori: tutto ci sorvola.

5.

I pensieri sono muschio
strofinato al muro
il bambino sradica
cortecce al tronco:
araldico presepe di dicembre.

6.
(per Felice Fischetti)

S’infrange il cuore vermiglio
garrisce la vita, il suo appiglio
riarso nel vago, il lago imbrattato
dal canto d’uccello che tocca
collima con l’acqua il suo becco.

Stordito dal fremito deraglia
il pensiero in un borgo
dal parlare volgare, le cime
più nette di alberi alari
gli uccelli elementari volano
più alti del sogno: schiudono
il becco al tuo gremìto regno.


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